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Dicono che… Quello che si dice e anche di più.

Author: Anders Ge.

Un fumetto quasi sperimentale nel modo di raccontare che, in poco più di ottanta pagine, parla efficacemente di una piaga sociale che non accenna a diminuire, ma che anzi continua prosperare: il pettegolezzo.

Dicono che (evidenza)


Una cittadina di provincia, dove tutti si conoscono. Una come tante ne esistono, non grande ma nemmeno piccola. Una cittadina tranquilla, dove non accade molto. Tutti hanno la loro verità su qualsiasi cosa ed ogni situazione, piccola o grande che sia, diviene il fulcro delle conversazioni di tutti.
Ora pare che il figlio dei Gabory sia tornato in città.
Proprio quel ragazzo che…, dopo quel che ha fatto…, non si vergogna?
Ma perché è tornato? Forse per vendicarsi?

Tu sais ce qu’on raconte (Dicono che)

Un semplice punto di partenza da vita ad una catena di eventi, legati tra loro da un passaparola incessante, che passa da una vignetta all’altra, calamitando l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina. La storia che Gilles Rochier e Daniel Casanave ci presentano è costruita come un unico, lungo dialogo condotta da persone sempre diverse. Ogni vignetta, ha protagonisti e luoghi differenti ma il soggetto è sempre lo stesso. E ogni volta viene aggiunto un nuovo elemento che chi ne parla conosce” molto bene e di cui è sicuro. Non importa se nessuno ha in realtà visto qualcosa o se quanto raccontato si contraddice con quello che è stato riferito da altri. La notizia non necessita controlli e più si va avanti più s’ingrandisce.
Turbando alcuni, infuriando altri.
Sono frammenti di conversazioni, che un po’ alla volta formano la storia di Gabory, della sua famiglia e di quello che è successo anni prima e perché il ragazzo lasciò la città.
Molti i personaggi che hanno qualcosa da dire in merito. Alcuni saranno ricorrenti, ma la maggior parte resteranno solo volti anonimi. Facce come tante. Facce di uomini normali che aggiungono un loro tassello a quella che è la loro verità. C’è sempre qualcuno che sa qualcosa da una fonte affidabile. Qualcosa di vergognoso, che è sempre più interessante, più eccitante. C’è chi sa e chi chiede, perché vuole sapere. Tutto passa attraverso le vignette, saltando di bocca in bocca, creando una nuova storia che si svolge nel presente, mentre leggiamo. Dai vari pettegolezzi apprenderemo molto della storia, ma altro rimarrà nell’ombra, appena accennato o intuito e, come nella realtà, non avremo la possibilità di scoprilo lasciandoci un alone di dubbio, quasi di insoddisfazione”, nella consapevolezza che la verità non sarà mai svelata.

Tu sais ce qu’on raconte (Dicono che)

Vere protagoniste della storia sono le voci che si susseguono e Rochier e Casanave le seguono con spietata precisione, facendoci partecipi dell’ipocrisia di una cittadina che si è resa colpevole, consapevolmente o meno, di aver emarginato e perseguitato un ragazzo vittima di situazioni sfavorevoli, ignorando però quanto fatto da altri socialmente più in vista e, di conseguenza, accettabile semplicemente migliori.
I testi di Rochier, coadiuvati dai disegni di Casanave, restituiscono efficacemente un ritratto spietato delle piccole città, dove c’è sempre qualcuno che ha qualcosa di (preferibilmente) sconveniente e (possibilmente) scandaloso da raccontare, che arriva da fonte certa e sicura, naturalmente mai verificata.
Ma è anche una metafora di quanto accade più in grande con la violenza da social, dove alcuni decidono di ostracizzare una o più persone, mettendo in moto un sistema crudele e spietato, basato sull’effetto massa e facente leva su di un’ipocrisia della buona fede”, aiutata dalla mancanza del più banale buon senso e, soprattutto, del cervello.
Così il sapere” si perpetua, moltiplicandosi e riproducendosi, fino a divenire qualcosa di nuovo e di diverso.
Mai, però, positivo.

Tu sais ce qu’on raconte (Dicono che)

Tu sais ce qu’on raconte (Dicono che)

Dicono che… è un’opera che si può definire sperimentale per le soluzioni narrative adottate ma, al tempo stesso, non è di difficile lettura. In poco più di ottanta pagine gli autori riescono a concentrare l’essenza di una vera piaga sociale che non accenna a diminuire. Forse si sarebbe potuto fare qualcosa di più ma, in ogni caso, una volta terminata la lettura, la soddisfazione di aver letto qualcosa di veramente buono, che lascia più di uno spunto di riflessione, è concreta e soddisfacente.

Rivelatorio


Dicono che (cover)

Dicono che…
(Tu sais ce qu’on raconte…)

storia: Giles Rochier
disegni: Daniel Casanave
colori: Wandrille

Comicout
cartonato
colore
pag.88
2019


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