Author: Anders Ge.
Immersi nel buio più assoluto, Deep Me di Marc‑Antoine Mathieu ci invita a varcare la soglia tra realtà e coscienza. Un thriller esistenzialista che pagina dopo pagina trasforma il nero della stampa in un abisso di domande sull’identità, la memoria e ciò che rende il pensiero davvero umano.
Il dittico Deep Me|Deep It
Nel panorama del fumetto d’autore europeo, Marc‑Antoine Mathieu si distingue come una delle figure più radicali e coerenti nell’interrogare i codici della nona arte. Con il dittico Deep Me — Deep It, ultima tappa del suo percorso di ricerca formale, l’autore francese spinge ulteriormente la propria poetica concettuale, trasformando l’oggetto‑libro in un dispositivo percettivo che coinvolge il lettore su molti livelli. Non ci troviamo di fronte soltanto a due narrazioni, ma a un’esperienza sensoriale in cui la materia stessa della pagina si fa veicolo di riflessioni metafisiche e filosofiche.
Il progetto lavora per contrasti e complementarità: Deep Me, con le sue pagine saturate di neri assoluti, pause visive e balloon che funzionano come tracce sonore, esplora l’interiorità di una coscienza isolata, mentre
Deep It ne estende gli interrogativi nello spazio esterno, quasi fosse la controparte oggettiva di quell’abisso interiore. Insieme, i due volumi funzionano come una lente bifocale che mette a fuoco, da un lato, la vulnerabilità dell’io e, dall’altro, l’enigma del reale. Mathieu costruisce così un labirinto di specchi dove il lettore è chiamato a colmare i vuoti narrativi, a interpretare i silenzi grafici e, soprattutto, a mettere in discussione la propria posizione di osservatore. L’effetto finale è un’opera che, pur rimanendo ancorata alla grammatica del fumetto, la trascende, trasformando ogni vincolo formale in un’occasione di vertigine concettuale e intensa partecipazione emotiva.
L’enigma dell’identità
Marc-Antoine Mathieu è da tempo riconosciuto come una delle voci più radicali e innovative nel panorama del fumetto europeo, noto soprattutto per la sua capacità di spingere ai limiti estremi le convenzioni narrative e visive del medium. Con Deep Me, Mathieu offre al lettore un’opera di straordinaria audacia, che esplora con coraggio i confini dell’identità umana, della percezione sensoriale e della struttura stessa del fumetto.
Deep Me appare fin dal primo impatto come un oggetto editoriale insolito e provocatorio. Il libro è quasi interamente dominato dal colore nero, che riveste tanto l’esterno quanto le sue pagine interne. Persino il titolo sulla copertina emerge appena, nero lucido su nero opaco, come a suggerire un’opera che si sottrae consapevolmente alla chiarezza e all’immediatezza comunicativa. Questo approccio radicale non è soltanto estetico ma profondamente coerente con il
contenuto dell’opera stessa: pagine immerse nel buio assoluto, interrotte soltanto da frammenti di dialoghi racchiusi in balloon tipograficamente diversi per identificare ciascun personaggio.
Al centro di questo enigmatico scenario c’è Adam, il protagonista, che si risveglia immobilizzato e imprigionato nel proprio corpo dopo un coma. Privato di ogni forma di interazione diretta con il mondo esterno, Adam può soltanto ascoltare e riflettere, osservando impotente brevi e intermittenti flash di memoria emergere dal buio totale in cui è immerso. Mathieu costruisce una narrazione volutamente frammentaria, ellittica, che riflette l’esperienza claustrofobica del protagonista, costringendo il lettore a seguirlo passo dopo passo in una complessa ricostruzione del senso della sua storia e della sua identità.
Il punto di forza di Deep Me risiede proprio nella capacità dell’autore di generare un’esperienza immersiva e totalizzante che porterà il lettore, privo di tradizionali riferimenti visivi o narrativi, a immergersi in un viaggio interiore che pone interrogativi esistenziali cruciali e inquietanti. Qual è l’essenza della coscienza?
Può una mente priva di interazioni dirette definirsi realmente viva? E ancora, cosa rimane dell’umanità quando ogni possibilità di comunicazione viene soppressa? Domande che non ricevono risposte certe, ma diventano piuttosto spunti importanti per una riflessione profonda sulla condizione umana.
È probabile che Mathieu utilizzi una sperimentazione così formale e radicale per interrogare la stessa definizione di fumetto come medium. L’assenza quasi totale di immagini, che costituisce apparentemente una negazione del linguaggio visivo tradizionale del fumetto, in realtà ne diviene una rinnovata esplorazione del potenziale comunicativo e narrativo. La bande dessinée dell’autore francese non rinuncia alla componente visiva, ma la porta all’estremo della sottrazione, creando un linguaggio visivo fatto di assenze, limiti e interrogativi più che di immagini esplicite.
Nonostante la sua estrema essenzialità formale e il ritmo narrativo volutamente lento, Deep
Me cattura con forza il lettore, inducendolo a una lettura meditativa, segnata da pause riflessive e una crescente tensione narrativa. Mathieu sa giocare sapientemente con la suspense e il mistero, offrendo solo indizi frammentari che conducono a una conclusione sorprendente, destinata a lasciare aperte molteplici interpretazioni.
Deep Me si muove quindi su un crinale estremamente rischioso, che potrebbe essere letto come un esercizio di rinuncia al potenziale visivo del medium. Ma si tratterebbe di una lettura miope e certamente superficiale. Marc‑Antoine Mathieu - figura di spicco dell’OuBaPo1 (Ouvroir de Bande Dessinée Potentielle) - mette costantemente alla prova i confini della nona arte, ad esempio con la saga di Julius Corentin Acquefacques. I suoi libri giocano con paradossi spaziali e temporali, logiche palindromiche, architetture narrative cicliche e stratagemmi metanarrativi, dimostrando come la restrizione creativa possa diventare motore di innovazione estetica e concettuale.
Mathieu sviluppa qui un discorso pienamente coerente con la sua poetica, fondata sulla messa in discussione dei codici espressivi del fumetto. L’oscurità non è assenza di immagini: è
l’immagine stessa, nel momento in cui si fa limite, vertigine, interrogazione. L’autore ci colloca all’interno del punto di vista del protagonista — se così possiamo chiamarlo — privandoci della vista e della parola, restituendo solo il suono ovattato di un mondo che si svolge altrove, inaccessibile.
Il lettore, unico vero testimone della coscienza che si agita nel nero, si trova a dover ricomporre il senso della storia attraverso le sole voci che attraversano la tenebra. È un’esperienza immersiva che richiede attenzione, pazienza e fiducia, ma che premia con una riflessione profonda sulla coscienza, sull’identità e sulla possibilità stessa di percepire e comunicare. In altre parole: sulla condizione umana.
In definitiva
Deep Me si presenta come un’opera complessa e sfidante, che non mira a un intrattenimento immediato e superficiale, ma offre piuttosto un viaggio emotivo e filosofico ai limiti dell’identità e della percezione umana. Molto più di un esperimento formale, è un’esperienza esistenziale, un viaggio ai confini del sé, una meditazione poetica sulla coscienza e sul mistero dell’identità.
In un panorama editoriale spesso dominato da schemi consolidati e rassicuranti, Marc-Antoine Mathieu continua a tracciare un percorso unico, confermando la sua straordinaria capacità di tracciare itinerari nuovi e audaci, trasformando il fumetto in uno spazio di meditazione profonda e originale, dove la pagina disegnata diventa il luogo privilegiato di esplorazione dell’ignoto, che rifiuta le scorciatoie e affida tutto alla potenza visionaria del linguaggio del fumetto.
Un lavoro capace di parlare attraverso il silenzio più
assoluto, lasciando nel lettore un segno indelebile e la certezza di aver vissuto un’esperienza artistica autenticamente unica.
Voto: ★★★★½ su 5
Un esperimento narrativo audace che spinge il linguaggio del fumetto ai suoi limiti, regalando un’esperienza immersiva e riflessiva di grande valore; la severa essenzialità grafica, però, rischia di alienare chi cerca una fruizione più tradizionale, impedendogli di raggiungere la perfezione assoluta.
Nato nel 1959 ad Antony, alle porte di Parigi, ma da anni residente ad Angers, è uno degli autori più influenti e innovativi del fumetto contemporaneo europeo. Diplomato all’École des Beaux‑Arts d’Angers, dove si è formato tra scultura e arti applicate, ha co‑fondato lo studio di scenografia Lucie Lom, firmando installazioni urbane e allestimenti museali che riflettono la stessa ricerca concettuale delle sue tavole. Attivo sin dagli anni Novanta, narratore e teorico vicino all’esperienza dell’OuBaPo, Mathieu sperimenta vincoli geometrici, giochi prospettici e meccanismi narrativi circolari per interrogare il lettore sui limiti della percezione. I suoi fumetti in rigoroso bianco e nero (impregnati di suggestioni kafkiane, borgesiane e con un occhio al cinema espressionista) decostruiscono la pagina con trappole visive, paradossi temporali e incursioni metanarrative, aprendo ogni volta una riflessione sul medium stesso. È noto soprattutto
per la serie in sette volumi, pubblicata da Delcourt, Julius Corentin Acquefacques, pietra miliare del fumetto d’autore europeo premiata due volte con l’Alph’Art ad Angoulême (1991 e 1994), che ha contribuito a ridefinire i confini del fumetto sperimentale grazie a una combinazione unica di concetti oulipiani, paradossi visivi, strutture narrative labirintiche e riflessioni metanarrative.
A questa si affiancano opere altrettanto radicali: Les Sous‑sols du Révolu (2006), labirintica escursione nei sotterranei della memoria; Dieu en personne (2009), lucida satira teologica; 3 Secondes (2011), una storia‑flash costruita su un’unica immagine a cascata di riflessi; fino a Otto. L’uomo riscritto (2016), visionaria allegoria sull’identità, anch’essa tradotta in Italia da Coconino Press così come le recenti Deep Me e Deep It. Le sue pubblicazioni sono oggi diffuse in più lingue e celebrano,
volume dopo volume, la capacità di trasformare la costrizione formale in pura invenzione narrativa, confermandolo come uno degli innovatori più influenti della nona arte contemporanea.
L’interesse di Mathieu per la percezione del tempo, le dimensioni metafisiche dell’esistenza e i limiti della coscienza, si è espresso attraverso una lunga serie di opere che sfidano le strutture classiche del linguaggio fumettistico, facendo del vuoto, del silenzio e del nero strumenti poetici a tutti gli effetti. Oltre al suo lavoro di autore, è anche scenografo e designer e ha spesso integrato nei suoi libri riflessioni che attingono alla filosofia, alla matematica e all’arte contemporanea. Il dittico Deep Me — Deep It si inserisce pienamente in questo percorso, confermando Mathieu come figura imprescindibile per chiunque si interessi al fumetto come forma d’arte capace di interrogare la realtà profonda dell’uomo.
Deep Me
(id., Editions Delcourt, 2022)
storia e disegni
Marc-Antoine Mathieu
Editore: Coconino Press - Fandango
Collana: Coconino Cult
Origine: Francia
Lingua: Italiano
Pagine: 128
Pubblicazione Italia: 3 maggio 2024
L’OuBaPo (Ouvroir de Bande Dessinée Potentielle) nasce come filiazione dell’OuLiPo (Ouvroir de Littérature Potentielle - Officina di Letteratura Potenziale) fondato nel 1960 dal matematico François Le Lionnais e dallo scrittore Raymond Queneau, trasponendo al fumetto gli stessi rigorosi vincoli formali e combinatori sperimentati in letteratura. Laboratorio letterario, l’OuLiPo sperimenta vincoli matematici e giochi combinatori per spingere il linguaggio verso forme espressive nuove. Convinto che la costrizione stimoli la creatività, il gruppo sfida le abitudini della scrittura per produrre soluzioni originali, paragonandosi a «topi che si costruiscono il labirinto da cui vogliono uscire».
OuBaPo qui per approfondire (in francese)
OuLiPo qui per approfondire (in francese)
OuLiPo qui per approfondire (in italiano)↩︎