|||

Il terrore dalla sesta luna. Anatomia di una paranoia americana

Author: Anders Ge.

Un disco volante atterra nell’Iowa. Sei agenti scompaiono. Nessun segno di vita, ma qualcosa è già all’opera: grumi pulsanti si insinuano sotto la pelle umana. Il terrore dalla sesta luna è il punto di svolta dell’opera di uno scrittore tra i più influenti del genere.

Immagine che contiene aria aperta, dirigibile, bianco e nero, cielo Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.


Fra i giganti del body-snatching”
Quando nel 1951 Robert A. Heinlein consegna agli editor di Galaxy il manoscrittodel racconto Il terrore dalla sesta luna (The Puppet Masters), la fantascienza a stelle e strisce ha ormai alle spalle la Golden Age e si avvia verso la stagione più ambigua e politicamente nervosa degli anni Cinquanta. Pubblicato quattro anni prima di L’invasione degli ultracorpi di Jack Finney (The Body Snatchers, 1955) ma spesso citato insieme a quest’ultimo come l’archetipo dell’invasione nascosta, il romanzo si colloca in un momento in cui il genere sta abbandonando l’ingenuità pulp per abbracciare la metafora sociopolitica. Non è certo l’opera più ambiziosa di Heinlein, eppure resta una pietra miliare. In una storia di controllo mentale che anticipa di decenni tanto la teoria del nemico interno quanto il dibattito contemporaneo su fake news, sorveglianza e manipolazione di massa, il libro cristallizza paure in quegli anni molto concrete come la Guerra Fredda, l’atomica e la caccia alle streghe (comuniste, ovviamente).

L’incidente che spalanca l’abisso
L’azione è proiettata in un futuro allora lontano (il 2007) ma, a conti fatti, sorprendentemente vicino al nostro presente per temi e atmosfera. Un giorno di luglio, un disco volante di 40 metri di diametro atterra nell’Iowa. Le autorità locali lo scambiano per una trovata pubblicitaria finché il Servizio — agenzia federale ufficiosamente inesistente — non invia degli uomini sul posto, ma dei sei agenti mandati ad investigare presso la misteriosa astronave non si sa più nulla. È l’esca narrativa perfetta: un enigma in cui ogni risposta genera più inquietudine. Il disco, all’interno non rivela nulla di sensazionale, ma l’Orrore è sceso sulla Terra e presto la verità emerge in tutta la sua crudezza: l’UFO (termine che continuerò sempre a preferire all’attuale UAP, Unidentified Aerial Phenomena) trasporta forme di vita simili a sanguisughe mutaforma, dotate di proboscidi capaci di innestarsi sulla base del cranio umano. In pochi istanti l’ospite perde la propria volontà e diventa un burattino al servizio di un’intelligenza alveare la cui ampiezza resta indefinita. Toccherà agli agenti del Servizio Sam e Mary, guidati da Il Vecchio scoprire cosa si cela dietro il mistero del disco volante e salvare l’umanità.
Heinlein orchestra l’orrore con mano chirurgica: basta una gobba sotto il bavero della camicia per trasformare un volto familiare in una potenziale minaccia. Il nemico, letteralmente, non si vede, ed è proprio questa invisibilità a tenere il lettore sospeso.

Da Wells ai pulp dimenticati
Il tòpos del parassita alieno non nasce qui. H. G. Wells aveva già scomodato il panico globale in La guerra dei mondi (1897) e, fra gli anni Trenta e Quaranta, i pulp magazine pullulavano di cervelli viola e sanguisughe mentali. Hal Wells — che con il più noto H. G. condivide solo l’omonimia del cognome ma non la parentela — nel 1933 pubblica The Purple Brain su Astounding Stories, un racconto di meduse che sgusciavano nel cranio delle vittime. Seguono Harl Vincent con Parasite (1935) ed Edward S. Mund con Brain Leeches (1935). John W. Campbell, nel numero di agosto 1938 di Austonding Science-Fiction, sotto lo pseudonimo Don A. Stuart, pubblica La cosa da un altro mondo (Who Goes There?), matrice dell’icona cinematografica La cosa (The Thing). Qui l’alieno mima perfettamente l’essere umano, minando la fiducia reciproca. Eric Frank Russell, nel 1939, spinge oltre il concetto con il romanzo Schiavi degli invisibili (Sinister Barrier), pubblicato sulla rivista Unknown, immaginando entità invisibili che allevavano l’umanità come bestiame.
Heinlein fa tesoro di questi modelli ma li riconfigura in un thriller d’azione a scala nazionale. L’invasione non si limita a una base artica o a un remoto villaggio di campagna: la minaccia si estende rapidamente all’intero continente, preludio a un dominio planetario. È un salto di prospettiva che influenza a cascata romanzi, fumetti e, soprattutto, il cinema degli anni Cinquanta, dove l’idea dell’alieno‐impostore diventa allegoria del comunismo (o, se necessario, anche del maccartismo).

Lo specchio della Guerra Fredda
Per apprezzare Il terrore dalla sesta luna occorre ricordare il contesto. Nel 1951 gli Stati Uniti vivono l’apice della dottrina Truman, l’URSS testa la bomba atomica, il senatore McCarthy fa tremare Hollywood. L’idea che il prossimo possa essere contaminato risuona con la paura di spie sovietiche e simpatizzanti rossi. Heinlein, ex ufficiale di marina e ingegnere, conosce bene il patriottismo militare, ma non lo accetta in forma cieca e indolente. Nel testo, i paragoni fra larve e sovietici si sprecano, ma l’autore dosa il sarcasmo: «Forse hanno invaso la Russia per prima — riflette Sam — e non ce ne siamo nemmeno accorti». Nella versione originale, accorciata di circa 30.000 parole dagli editor, i riferimenti all’URSS erano ancor più espliciti. Ciononostante, i comunisti finiscono più spesso bersaglio di ironia che di demonizzazione, mentre la satira più feroce è riservata al governo americano. La sequenza dell’audizione al Senato mostra politici vanitosi, ciechi davanti a prove schiaccianti pur di non sacrificare il proprio tornaconto elettorale. L’indignazione di Heinlein è bipartisan. Il suo bersaglio principale non è l’altro sovietico, bensì l’inerzia di qualsiasi burocrazia di fronte al pericolo esistenziale. Il messaggio è chiaro: quando l’istituzione si irrigidisce, ben prima che arrivi il parassita, essa stessa diventa un burattino.

Dalla Sesta colonna” alla maturità
Dieci anni prima, nel 1941, con lo pseudonimo di Anson MacDonald, Heinlein aveva già provato la via dell’invasione con Sesta colonna (Sixth Column), pubblicato in tre parti su Austonding Science-Fiction (poi edito in America in volume nel 1951 con il titolo di The Day After Tomorrow). Nel romanzo l’avversario è costituito dai Panasiatici, una (improbabile) coalizione sino-giapponese, dipinta con toni caricaturali, fra razzismo e crudeltà, che, dopo aver sconfitto Unione Sovietica e India, ha conquistato gli Stati Uniti, reprimendoli spietatamente nel sangue. Recepito positivamente, il romanzo non si può dire essere invecchiato benissimo. Con Il terrore dalla sesta luna, Heinlein compie invece un avanzamento stilistico. Per prima cosa sceglie la prospettiva in prima persona di Sam, un narratore cinico ma mai disumano; poi intreccia senza soluzione di continuità tre registri: azione militare e spionistica, riflessione etica, politica e frammenti di commedia. La relazione fra Sam e la collega Mary funziona su più piani: serve a umanizzare il protagonista, a introdurre un duetto di battute ironiche e, soprattutto, a far detonare la posta emotiva quando Mary viene infettata. La stessa Mary, poi, viene disegnata come un personaggio femminile ultramoderno per l’epoca: Mary non è la segretaria ornamentale e attraente, bensì un’agente sul campo, pronta a impugnare la pistola e a pilotare un autogiro. È una donna competente, ironica e pronta all’azione: tutt’altro che la classica damigella in pericolo.

Nudi per la salvezza
Una caratteristica gustosa del romanzo è il coraggio di alternare horror e humour. Come quando si cerca di individuare le persone infettate dai parassiti e, poiché le larve hanno imparato a controllare gli esseri umani attaccandosi in altre parti del corpo, più nascoste che la base del collo, il quartier generale ordina alla popolazione una sorta di nudismo coatto nei luoghi pubblici. Da qui un ventaglio di scenette derivanti dalla particolare situazione in cui le persone (di ogni rango e ceto) si vengono a trovare. Non si tratta comunque di semplice comicità: lo strip-tease collettivo diventa metafora della trasparenza forzata, il controllo per la nostra sicurezza, una distopia travestita da gag. Tra l’altro, chiedere ai cittadini di spogliarsi per il bene comune, nell’America del 1951, era un’iperbole che faceva tremare sia i tradizionalisti che gli stakanovisti della moralità.

Dai Brain Eaters a Donald Sutherland
Come spesso accade con i capisaldi, l’eco di Il terrore dalla sesta luna si propaga in media differenti. Nel 1958 il produttore Roger Corman sforna The Brain Eaters, B-movie che vede tra gli interpreti anche un giovane Leonard Nimoy (accreditato però come Leonard Nemoy). Girato in estrema economia, il film ricicla l’intero concept senza però citare l’autore. Heinlein fa causa e ottiene un risarcimento, ma ormai il danno è fatto e la pellicola incolla al romanzo un’aura di exploitation che lo accompagnerà per anni. Bisognerà attendere il 1994 per avere un adattamento ufficiale, diretto da Stuart Orme e con Donald Sutherland a vestire i panni del Vecchio. Il film, che comprime parecchio la trama e moltiplica gli effetti speciali, non brilla di certo, ma mantiene l’elemento chiave: la fiducia è un lusso, il corpo un campo di battaglia. L’influenza si ritrova anche nei serial televisivi (da The X-Files a Stranger Things), nei videogiochi (Half-Life e Dead Space), fino ai manga di fantabiologia come Kiseiju - L’ospite indesiderato di Hitoshi Iwaaki. Ogni volta ricorre la medesima scintilla: l’orrore di perdere il controllo di sé, usurpati dall’interno.

Libertà individuale, biopolitica e sfiducia istituzionale
Sotto la vernice pulp, il romanzo è una meditazione sulla libertà. Il parassita nega non solo la volontà ma la responsabilità: le vittime agiscono, mentono, commettono frodi, ma non possono essere giudicate di nulla. Libertario e veterano di guerra, Heinlein si domanda se una società iper-sicura valga il prezzo di un potere centrale tanto pervasivo da conoscere, letteralmente, tutto dei cittadini, anche i loro corpi nudi. La compagine governativa appare si efficiente, ma è anche pronta a sospendere i diritti fondamentali nel nome di un’emergenza permanente. Pur anticipandola di due decenni, non siamo lontani dalla biopolitica1 secondo Foucault2. Un altro livello di lettura riguarda l’identità nazionale. In Il terrore dalla sesta luna la geografia americana è riconoscibile: gli stati, le strade, i team di football. Eppure, una volta iniziata l’infiltrazione, quei simboli si svuotano. Quando tutto può essere replica, la bandiera stessa perde valore, divenendo un tessuto che copre forse un alieno. Heinlein non lo dice esplicitamente, ma il messaggio sembra chiaro: il patriottismo, quando diviene slogan, è una superficie che non garantisce alcuna immunità.

Perché (ri)leggerlo oggi
Letto a più di settant’anni di distanza, pur con gli inevitabili distinguo, Il terrore dalla sesta luna resta un libro che funziona su molteplici livelli. Come thriller, tiene il ritmo di un moderno page-turner. Come documento storico, mostra le ansie di un’America che temeva bombe, spie, minaccia rossa e non conformità. E come allegoria moderna, parla alla contemporaneità delle piattaforme digitali: i parassiti di Heinlein controllano i corpi, come oggi algoritmi e deepfake catturano l’attenzione. Il risultato resta lo stesso e quello che crediamo nostro — siano opinioni, desideri o scelte — può essere manipolato e indotto dall’esterno, senza che ce ne accorgiamo.
Ma, Il terrore dalla sesta luna, è anche la testimonianza della maturazione di Robert A. Heinlein che passa dall’ingenuità militarista di Sesta Colonna all’ambiguità morale di Fanteria dello spazio (Starship Troopers, 1959), dalla complessità filosofica di Straniero in terra straniera (Stranger in a Strange Land, 1961), al libertario La luna è una severa maestra (The Moon Is a Harsh Mistress, 1966). Questo romanzo segna il punto di svolta. Impara a intrecciare adrenalina e idea, sentimento e satira, fino a confezionare un racconto che intrattiene e mette a disagio.
Ed è proprio quel disagio a sancirne la status d classico.
Non mi fido più di nessuno, nemmeno di me stesso, confessa Sam in un passaggio. È la sintesi perfetta di un’epoca e, forse, anche della nostra.
Chi si interessa di fantascienza come lente critica sulla realtà non può ignorare questo libro: un tassello imprescindibile per capire come, dalle barbe finte delle prime invasioni pulp, siamo arrivati alle paranoie liquefatte del XXI secolo.

INSIDIOSO


Robert A. Heinlein

Robert Anson Heinlein

Robert Anson Heinlein nel 1953

Nato il 7 luglio 1907 a Butler, Missouri, Robert Anson Heinlein è stato uno dei più influenti autori di fantascienza del XX secolo. Ingegnere aeronautico di formazione e ufficiale della Marina statunitense, Heinlein fu tra i primi scrittori del genere a insistere sull’importanza della coerenza scientifica nella narrativa speculativa ed è spesso ricordato come il decano degli scrittori di fantascienza.
Autore di grande successo commerciale, Heinlein ha saputo coniugare l’intrattenimento narrativo con una riflessione profonda sui temi sociali e politici del suo tempo. Tra i suoi romanzi più noti figurano Straniero in terra straniera, Fanteria dello spazio e La Luna è una severa maestra, opere che hanno definito nuovi canoni nel genere e affrontato questioni complesse come la libertà individuale, l’autonomia personale, la sessualità, l’etica della cittadinanza, il rapporto tra religione e potere politico, e la repressione del pensiero anticonformista.
Figlio di una famiglia americana di origine tedesca da sei generazioni, si formò inizialmente alla United States Naval Academy. Dopo il servizio militare in Marina, interrotto nel 1934 per motivi di salute, si laureò in ingegneria, disciplina che influenzerà a lungo il suo modo di concepire la narrativa di fantascienza. Negli anni successivi al congedo tentò una breve esperienza in politica come attivista del Partito Democratico, ma ben presto si rivolse alla scrittura. Il suo debutto avvenne nel 1939 con il racconto Life-Line pubblicato sul numero di agosto di Astounding Science Fiction, la rivista diretta da John W. Campbell, che allora rappresentava il centro nevralgico della fantascienza americana (La linea della vita, in Italia pubblicato nel 1953 su Il Giallo Mondadori N.240, in appendice a Parry Mason e la zanzara di Erle Stanley Gardner).
Nel dopoguerra Heinlein iniziò ad affiancare alla narrativa anche articoli e saggi di natura politica e sociale, dimostrando una crescente inclinazione per i temi della libertà individuale, dell’auto-governo e dell’opposizione ai totalitarismi. Nel 1950 scrisse il soggetto e la sceneggiatura di Uomini sulla luna (Destination Moon), uno dei primi film di fantascienza ad alto budget sul tema del volo spaziale. L’anno successivo, il film vinse un Academy Award per gli effetti speciali, contribuendo a legittimare il genere anche sul grande schermo.
Dal 1947 al 1959 Heinlein si dedicò con continuità alla narrativa Young Adult, realizzando per l’editore Scribner’s Sons una serie di romanzi di formazione a cadenza annuale. Questi libri, pur rivolgendosi a un pubblico giovanile, mantenevano una solida base scientifica e morale, preparando il terreno per le opere più mature che seguiranno.
Il 1959 segna una svolta con la pubblicazione di Fanteria dello spazio, romanzo denso di riflessioni sul dovere civico, l’autorità e il ruolo dei militari in una società democratica.
Negli anni Sessanta Heinlein elabora alcune delle sue opere più emblematiche. Straniero in terra straniera (1961) racconta il ritorno sulla Terra di un essere umano cresciuto su Marte e diventa un cult per la controcultura americana, con le sue provocazioni sul sesso, la religione e le convenzioni sociali. A seguire, La Luna è una severa maestra (1966) mette in scena una rivoluzione libertaria su un satellite penale lunare, mentre Lazarus Long, l’immortale (Time Enough for Love, 1973) prosegue le riflessioni sull’individualismo radicale e l’immortalità. Tutti e tre questi romanzi hanno ricevuto il Prometheus Hall of Fame Award, riconoscimento dedicato alla narrativa di ispirazione libertaria.
Colpito da gravi problemi di salute, tra cui episodi di insufficienza respiratoria e cardiovascolare, nei primi anni Settanta, Heinlein fu limitato nella scrittura per circa sette anni. Nonostante ciò, negli anni Ottanta tornò a pubblicare, approfondendo tematiche legate alla spiritualità, alla sessualità e all’identità. Ne Il gatto che attraversa i muri (The Cat Who Walks Through Walls, 1985) troviamo un protagonista veterano, invalido di guerra e scrittore, che vive un’avventura ai limiti della realtà e dell’identità, tra romance e multiverso. In Operazione domani (Friday, 1982) si immagina il collasso della civiltà terrestre e la fuga verso nuovi mondi come unica salvezza possibile. Con Il pianeta del miraggio (Job: A Comedy of Justice, 1984), invece, Heinlein firma una satira corrosiva sulle derive della religione organizzata, senza rinunciare a momenti di avventura.
Amato da lettori e critici per la sua capacità di fondere rigore scientifico, immaginazione e provocazione intellettuale, Heinlein ha lasciato un’impronta indelebile nella fantascienza moderna. I suoi scritti continuano a generare dibattiti e reinterpretazioni. La sua opera ha ispirato generazioni di scrittori, pensatori e persino scienziati, ponendolo tra i grandi architetti di un genere che, attraverso di lui, ha saputo riflettere profondamente sul destino umano e sulle sue più radicali possibilità.
Si spegne nel 1988 a Carmel-by-the Sea, in California.

Il terrore dalla sesta luna (Urania N 5 - 1952) Il terrore dalla sesta luna (Urania Classici N 74 - 1983)

Il terrore dalla sesta luna
(The Puppet Masters, 1951):

Robert A. Heinlein

Fantascienza

Arnoldo Mondadori Editori
Collana: Urania N.5 — 1952
Collana: Classici Urania N.74 — 1983

Traduzione: Maria Gallone
(per le edizioni delle copertine e recensita)

Brossurato



  1. Il concetto di biopolitica ha attraversato diverse interpretazioni nel tempo, da quella organicistica di Rudolf Kjellén negli anni Venti a riflessioni di Georges Bataille. Con Michel Foucault, a partire dalla metà degli anni Settanta, il termine assume un ruolo centrale nel pensiero filosofico contemporaneo. Per l’intellettuale francese, rappresenta l’ambito in cui il potere si intreccia con la gestione della vita, attraverso pratiche di controllo sui corpi individuali e sulle popolazioni. Questo legame tra potere e vita si manifesta in modo compiuto con l’avvento del capitalismo, periodo in cui il governo della salute, della riproduzione e della produttività diventa centrale per l’organizzazione sociale ed economica.

    Qui per approfondire.↩︎

  2. Michel Foucault (Poitiers, 15 ottobre 1926 – Parigi, 25 giugno 1984), tra i maggiori pensatori del Novecento, è stato filosofo, saggista e docente al Collège de France, figura centrale del pensiero strutturalista e post-strutturalista. Fu l’unico a realizzare concretamente il progetto genealogico di Nietzsche, offrendo una nuova storia della follia, del crimine e della sessualità, aree fino ad allora trascurate dal pensiero storico.

    Qui per approfondire.↩︎

Up next Dark Horse. Il coraggio di mostrarsi fragile (non una recensione).
Latest posts Il terrore dalla sesta luna. Anatomia di una paranoia americana Dark Horse. Il coraggio di mostrarsi fragile (non una recensione). L’età della convivenza. Il battito fragile dell’amore fuori misura. Deep Me|Deep It. Parte seconda: Deep It. Oltre il confine della pagina. Deep Me|Deep It. Parte prima: Deep Me. Un viaggio emotivo ai limiti della percezione umana. Fase IV: distruzione Terra. L’infinitamente piccolo e l’arroganza dell’uomo. L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft. Randolph Carter è in città. Absolute Martian Manhunter (#1). L’identità come enigma interiore. Nell’Ora Blu. Gli Uncle Acid si danno al poliziottesco. Karel Thole. Il volto di Urania. Frankenstein Junior. Si…può…fare! Markdown. La scrittura digitale. Jonathan Strange & il signor Norrell. Magia e storia. Maus. La memoria non ha tempo. Il Prigioniero. Tra libertà e controllo. La jetée. Il tempo passa immobile e veloce. La Mémoire du Futur. Ben tornato e a presto. The Silent Corner and the Empty Stage. Peter Hammill segna il progressive rock. DAVID LYNCH E IL (SUO) CINEMA (MA ANCHE IL SUO FUMETTO) Destinazione stelle. Vendetta, solo vendetta. The Wicker Man (1973). Benvenuti alla festa del Primo Maggio. Cigarette Burns. La fine assoluta del mondo. L’era dei tiranni — La democrazia non è scontata. Qui est ce Schtroumpf ? — Puffare una storia puffa non è mai stato così puffevole. Marc Jaguar — Integrale. Prima e dopo… La Freccia Infuocata — Ritorno sulle Isole Nere. Midsommar — Il villaggio dei dannati. Molto rumore per nulla. La couleur des choses. Punti, linee, frecce e colori. La mort de Spirou. Addio o arrivederci? Rick and Morty. Follia a 200 chilometri orari. …e la terra prese fuoco. Caldo torrido con fine del mondo!