Author: Anders Ge.
(Spesso accusata di essere troppo avanti con i tempi, SEGA, colosso dell’intrattenimento elettronico, non ha radici giapponesi, come i più possono pensare, ma americane, ad opera di tre imprenditori statunitensi residenti nelle Hawaii.
Probabilmente non tutti lo sanno, ma le radici del colosso dell’intrattenimento elettronico SEGA non sono giapponesi, come i più possono pensare, ma americane, ad opera di tre imprenditori statunitensi residenti nelle Hawaii.
Service Games (logo, 1940)
Nel 1940, ad Honolulu (Oahu, Hawaii), James Humpert, Irvin Bromberg e Martin Bromley danno vita a Standard Games, una società specializzata nella creazione e distribuzione di macchine da bar — Slot Machine, Flipper e Jukebox — da destinare principalmente alle Forze Armate statunitensi che, per via della guerra in Europa, stava aumento le sue fila e necessitava quindi di un maggior numero di strumenti di svago da offrire alle truppe di stanza nelle basi.
Dopo aver venduto l’azienda nel 1945, l’anno successivo fondano la Service Games, società che si occupa di Slot Machine da fornire sempre all’esercito.
Nel 1952 il governo degli Stati Uniti mette fuori legge le Slot Machine, motivo per cui viene creata la Service Games of Japan a Tokyo, con l’obbiettivo di rifornire le basi militari statunitensi sul territorio nipponico, dove non vige il bando statunitense e questo tipo di macchine sono particolarmente richieste.
Negli anni successivi, gli affari della società crescono, espandendosi in diversi paesi asiatici. È nel Paese del Sol Levante che la società comincia ad essere conosciuta con quello che poi diventerà il nome riconosciuto in tutto il mondo: SEGA, che è proprio la contrazione di Service Games.
Nel 1960, al fine di dare il via alla produzione di propri dispositivi, la società venne divisa in due: Nihon Kikai Seizô, che si occupava della produzione e Nihon Goraku Bussan, addetta alla parte economica. Da quella operazione nacque, il Sega 1000, il primo jukebox prodotto in Giappone e primo dispositivo totalmente originale a portare il nome SEGA. Più economico di quelli costruiti ed importati dalla concorrenza (principalmente dagli Stati Uniti) il Sega 1000 divenne un grande successo, specialmente presso i ristoranti giapponesi, arrivando ad avere migliaia di unità piazzate alla fine del 1962, rendendo il marchio estremamente popolare.
Contemporaneamente, David Rosen (22/01/1930), intuendo il potenziale del mercato giapponese, nel 1951 creò la Rosen Enterprises che si occupava principalmente della distribuzione di cabine fotografiche — che nel paese erano molto utilizzate per via della necessità di fornire carte d’identità dotate di foto praticamente all’intera popolazione giapponese — e successivamente, vedendo il grande interesse che suscitavano nel popolo giapponese, anche di slot machine.
David Rosen
Le due società decisero di fondersi per aumentare la loro forza sul mercato, dando vita nel 1965 alla Service Games Enterprises, subito ribattezzata in SEGA — per quanto Service Games avesse utilizzato questo nome già da molti anni — con il marchio scritto in rosso.
Rosen viene messo a capo della nuova società e ne diviene il motore trainante capace, con la sua visione, di spingere la società in avanti, verso nuovi mercati dell’intrattenimento destinati a diventare estremamente popolari.
Sega (logo rosso, 1965)
Già l’anno seguente, arriva per SEGA il primo successo: Periscope, gioco elettromeccanico arcade, che dava al giocatore la possibilità, attraverso un periscopio, di sparare sei siluri contro alcune navi che scorrevano sullo sfondo del cabinato. Il gioco fu un grande successo in Giappone e, successivamente, venne esportato in tutto il mondo replicandone la popolarità, in modo particolare negli Stati Uniti.
Sega Periscope (1966)
Seguirono una serie di altri giochi, sempre elettromeccanici, tra cui Duck Hunt (1968), Helicopter (1968), Grand Prix (1969) e Missile (1969), primo gioco ad usare un film stock: una striscia di pellicola che proiettava gli aerei in loop su uno schermo.
Il crescente successo della compagnia portò, nel 1969, alla sua acquisizione da parte della Gulf & Western — che all’epoca comprendeva nel suo conglomerato, tra le altre, società come Paramount Pictures e la mitica Stax Records, casa di numerosi e famosi artisti di soul music.
Rosen restò a dirigere la compagnia in qualità di CEO (Chief Executive Officer, da noi l’Amministratore Delegato).
Negli anni Settanta, SEGA continua a produrre giochi cabinati. Nel 1975 il logo diventa blu e nel 1978 acquisisce la società americana di giochi arcade Gremlin Industries (da non confondere con Gremlin Interactive, società inglese di videogiochi degli anni ’80).
Sega (logo blu, 1975)
Ma il primo vero masterpiece della compagnia arriva nel 1979. Si tratta dello strabiliante (per quegli anni) Monaco GP che a quell’epoca regalava al giocatore la sensazione di essere realmente alla guida di un bolide di Formula 1.
Seguono molti altri titoli da sala particolarmente fortunati tra i quali spiccano il famosissimo Frogger (1981), sviluppato da Konami e distribuito da SEGA negli Stati Uniti (e se avete bisogno di sapere che gioco sia, allora questa lettura non fa per voi), il gioco di guida Turbo (1981), Astro Blaster (1981) fixed shooter sulla scia di Space Invaders, lo shoot em’ up con visuale isometrica Zaxxon (1982), l’arcade Pengo (1982), il platform isometrico Congo Bongo (1983) e Super Zaxxon (1983) - primo seguito del fortunato gioco uscito l’anno precedente.
E la lista potrebbe continuare.
Contemporaneamente, SEGA comincia a portare i suoi titoli più famosi sulle console casalinghe e gli home computer dell’epoca, con l’intento di espandere ulteriormente il suo mercato. I suoi giochi più famosi sbarcano così su sistemi molto popolari quali Atari 2600, Colecovision, Commodore 64, Apple II e Intellivision, con conversioni più o meno riuscite, tenendo conto delle limitazioni tecniche di quegli anni.
SEGA Monaco GP, cabinato (Sega, 1979)
SEGA Monaco GP, game (Sega, 1979)
SEGA Frogger, Atari 2600 cover case (Konami, 1981)
SEGA Zaxxon, Colecovision (Coleco, 1979)
SEGA Zaxxon, Intellivision I e II Cover Case (Coleco, 1983)
SEGA Frogger, Atari 2600 game (Konami, 1981)
SEGA è leader nel mercato arcade negli Stati Uniti e, dai primi anni ’80, produce e distribuisce molti giochi particolarmente famosi che hanno un gran successo. Contemporaneamente sviluppa tecnologie all’avanguardia, come il Sega System 16 (1985), una scheda madre a 16 bit per sistemi arcade. Uno dei giochi più famosi sviluppato con questa tecnologia è Shinobi (1987).
Nel 1982 il mercato dei giochi arcade ha una flessione, che porta Gulf & Western alla decisione di cedere, nel 1983, la sussidiaria americana SEGA Enterprises ad una delle maggiori produttrici di flipper e slot machines, la Bally Technology. Anche Sega of Japan viene ceduta poco dopo ad alcuni investitori giapponesi e, nel 1984, una partnership tra quest’ultima e CSK Corporation porta alla nascita di Sega Enterprises Ltd. che, da quel momento, diventa un’azienda giapponese a tutti gli effetti, quotata alla Borsa di Tokyo a partire dal 1986.
Hayao Nakayama (21/05/1932) diventa amministratore delegato della società e David Rosen passa a dirige la filiale americana.
La ristrutturazione porta alla suddivisione delle strutture di sviluppo in unità distinte, le Sega Amusement Machines Research and Development, conosciute più semplicemente come AM, responsabili dello sviluppo di giochi e piattaforme.
Hayao Nakayama (1994)
Il 1983 è un anno nero per i videogiochi, causato da un surplus sul mercato di console e, soprattutto, di giochi tra di loro molto simili — se non addirittura uguali — basati su quelli più popolari e di maggior successo, con un conseguente notevole calo d’interesse da parte del mercato, fino ad arrivare al famoso crash dei videogiochi, noto in Giappone come Atari Shock.
rincipalmente sentito nel mercato nord americano (Stati Uniti e Canada), sensibilmente meno in quello europeo e giapponese, la recessione del settore ha causato perdite di fatturato fino al 90% e il fallimento e la bancarotta di molti produttori di hardware e sviluppatori di software.
Famosa è la sepoltura che Atari fece nel 1984 nel deserto di Alamogordo (New Mexico), di migliaia di cartucce invendute della sua console di punta in quel periodo, l’Atari 2600, tra cui ci sono anche quelle del “famoso” E.T. the Extra-Terrestrial (1982), considerato uno dei peggiori videogiochi di sempre, nonché il più grosso flop del produttore americano.
Considerata una leggenda metropolitana per più di trent’anni, l’evento fu confermato solo nel 2014 con uno scavo nel deserto, che ha portato alla luce tutto il materiale sepolto.
Questa situazione si protrae per quasi tre anni, concludendosi nel 1985, con l’introduzione ed il successo nel mercato nordamericano da parte di Nintendo del NES e con l’uscita di Super Mario Bros.
A seguito della contrazione del mercato arcade del 1982 e forte del suo fatturato, Hayao Nakayama decide di portare SEGA nel settore delle console casalinghe con la SG-1000 (Sega Game 1000)
Sega SG-1000 (1983)
Rilasciata in Giappone il 15 luglio 1983, lo stesso giorno in cui Nintendo commercializza il Famicon, acronimo di Family Computer, successivamente ribattezzato NES — Nintendo Entertainment System — per l’uscita internazionale, la console di SEGA non fu un successo commerciale, motivo per cui venne commercializzata solo in Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Spagna e Italia.
Contemporaneamente venne introdotto anche l’SC-3000, unico home computer mai prodotto da SEGA e costruito sulla base della console.
Nei due anni successivi, la console viene rilasciata in nuovi modelli ridisegnati: l’SG-1000 II nel 1983 e l’SG-1000 Mark III nel 1985. Simile nell’aspetto al modello precedente, quest’ultimo poteva contare su di un processore video più potente, ridisegnato e personalizzato, nonché di un comparto sonoro più performante Il Mark III servì, nel 1986, da base per la prima console rilasciata globalmente: il Sega Master System.
Sega SC-3000 (1983)
Sega SG-1000 II (1984)
Sega SG-1000 Mark III (1985)
Sega logo blu (1982 now)
Sega logo history