Author: Anders Ge.
Un riuscito omaggio ai sixties, che si pone tra la disillusione di Sagan e le spy story di Le Carré, che esamina i rapporti che uniscono due persone, siano essi genitori e figli, amici o amanti.
È l’estate del 1967 e Antoine Lafarge, quindicenne giovane promessa del tennis e voce narrante della storia, sta passando alcuni giorni con il padre in un paesino sulla costa francese, mentre la madre e la sorella sono in viaggio in Irlanda. Il giovane stringe amicizia con Erik, suo avversario sui campi da tennis, con cui trascorre i giorni successivi nel divertimento e nella scoperta dei primi sentimenti ed inquieti turbamenti, tappe fondamentali per la crescita di un adolescente. Sarà in questo periodo che Antoine farà le sue prime esperienze con il sesso, avrà la sua prima delusione d’amore e le sue prime esperienze con le droghe (LSD). Ma saranno anche giorni pieni di strani eventi ed incidenti, dallo scontro con una misteriosa figura mascherata alla scomparsa del padre. Suo malgrado, Antoine si ritroverà al centro di avvenimenti inspiegabili, ai quali proverà a dare una risposta solo a distanza di vent’anni quando, ormai uomo, ricostruirà gli eventi di quell’estate, con l’aiuto di informazioni reperite nel corso degli anni.
Dopo il (retro) futuristico e sorprendente Souvenir dall’Impero dell’Atomo (2013), Bao Publishing pubblica L’estate diabolika (Lété Diabolik, Dargaud-Lombard, 2015), seconda collaborazione della coppia Alexandre Clérisse e Thierry Smolderen.
La storia, che inizia come un romanzo di formazione, con le emozioni e i sentimenti confusi e turbolenti di un adolescente intento a fare i conti con i turbamenti dell’adolescenza, poco alla volta si trasforma in un racconto di spionaggio e di regolamenti di conti, sullo sfondo della guerra fredda.
Lasciata la (retro) fantascienza del precedente Souvenir dall’Impero dell’Atomo, Thierry Smolderen si dedica al (retro) thriller di spionaggio. Con una narrazione lineare, costruisce una doppia trama (la seconda a distanza di vent’anni dalla prima), distillando indizi e disseminandoli man mano che la tensione sale e le domande si accumulano facendosi più insistenti. Utilizzando abilmente i codici identificativi di quegli anni — la liberazione sessuale, la guerra fredda, lo spionaggio, le sostanze allucinogene, la politica — Smolderen affascina il lettore con una trama viva e sapientemente ben dosata, senza lasciarlo mai fino alla conclusione della storia.
E poi c’è lui, Diabolik, che qui ha più il “sapore” della versione cinematografica di Mario Bava che di quella cartacea delle sorelle Giussani, punto di partenza per il dipanarsi della storia e misteriosa figura usata abilmente e senza cadere nella banalità, per punteggiare la narrazione di mistero. Thierry Smolderen dà vita ad una storia ricca di misteri, che gioca tra introspezione e azione, spy story e racconto d’iniziazione. Una storia in cui le delusioni sono molteplici, almeno quanto i suoi misteri. Un racconto che attrae con la sua narrazione precisa ed evocativa, evolvendosi sotto i nostri occhi e guidandoci attraverso le vicende di Antoine, dei suoi turbamenti adolescenziali e dello spionaggio tra Francia ed URSS.
L’estate diabolika è anche un omaggio ai sixties, probabilmente il più riuscito degli ultimi anni, ma non è solo questo. È qualcosa di più.
Con i suoi disegni, Alexandre Clérisse è infatti andato oltre, illustrando una vera e propria ricostruzione storica visiva, sapientemente ricercata e documentata. Gli abiti, le acconciature, gli edifici, tutto è perfettamente al suo posto.
I suoi disegni sono un vero e proprio salto nel passato. Le tavole restituiscono in pieno la sensazione di trovarsi proprio negli anni ’60 e le illustrazioni immergono completamente nella loro atmosfera psichedelica. L’uso magistrale di un tratto grafico tipico di certe illustrazioni pubblicitarie, o dei titoli di testa e di coda di molti film di quegli anni (specialmente americani), i colori accesi che diventano scuri all’occorrenza, i personaggi ben caratterizzati, le scelte grafiche — notevoli gli edifici mostrati in sezione — contribuiscono a rendere questo graphic novel un’esperienza visiva notevole ed intrigante.
Non si tratta però solo di un fattore estetico — per altro eccelso — in quanto ogni dettaglio è così funzionale alla storia da divenirne esso stesso un elemento narrativo, un tassello indispensabile al servizio di una vicenda tanto affascinante quanto avvincente e al quale è fortemente legato.
Clérisse si conferma uno dei più dotati disegnatori del panorama fumettistico moderno, in grado di far assurgere la scenografia a ruolo di protagonista, che passa così da “semplice” contorno a parte attiva dell’azione, di cui ne stabilisce i ritmi con un riuscitissimo montaggio cinematografico, dinamico ed avvincente.
Tra la disillusione di Françoise Sagan (Bonjour Tristesse) e le severe spy story di John Le Carré, L’estate diabolika esamina i rapporti che uniscono due persone. Sentimenti come la tenerezza, l’amore e l’amicizia — siano essi tra genitori e figli, amici o amanti.
Cosa si cela dietro ad un sorriso o alla dolcezza?
Domande che Smolderen e Clérisse si erano già poste nel precedente Souvenir dall’Impero dell’Atomo e che ora vengono riproposte, come un leitmotiv evidentemente caro agli autori.
La prima parte del libro, quella ambientata nel 1967 e che ne occupa tre quarti, si conclude con molte domande e poche risposte. Eppure, ne sarebbe una conclusione sufficiente e misteriosa, tanto che mi sento di consigliare di leggere la seconda solo dopo qualche tempo. La logica razionalità della conclusione, fin troppo “facile” (la lettera del padre a spiegazione dei fatti), stona infatti con l’aura di mistero che pervade tutta la prima parte. Un ritorno alla “normalità” che un po’ dispiace, ma che comunque non guasta la bontà di un’opera che, sia visivamente che per la narrativa, convince e stupisce.
Riconosciuto come uno tra i massimi esperti della nona arte, Thierry Smolderen si “impadronisce” del personaggio di Diabolik per offrirci un album in due parti — la prima che si svolgerà nel 1967 e la secondo nel 1987 - che combina sapientemente suspense, spionaggio, umorismo e romanticismo. Getta vari elementi di disturbo e distilla indizi un po’ ovunque per realizzare una storia dall’atmosfera tesa ed intrigante. Insomma, non ci si annoia mai.
Dal canto suo, Alexandre Clérisse crea una parte grafica strepitosa che ci catapulta perfettamente negli anni Sessanta, con colori sgargianti e appariscenti, un aspetto visivo ispirato alla pop art, con momenti psichedelici che aggiungono fascino al già bellissimo aspetto visivo complessivo. Molte le citazioni in quest’opera, da Diabolik — ovviamente — a Blow Up di Antonioni, ed altre ancora, disseminate per tutta la bande dessinée.
L’estate diabolika è originale, non banale e molto accattivante, sia dal lato narrativo che visivo. I due autori dimostrano una padronanza perfetta tanto nella sostanza quanto nella forma e la speranza è che continuino a collaborare anche in futuro.
L’estate diabolika
(Lété Diabolik, Dargaud, 2015)
storia: Thierry Smolderen
disegni e colori: Alexandre Clérisse
Bao Publishing
cartonato
colore
pag.168
2016